Congestion charge

Caro Sindaco,
che prendi provvedimenti per ridurre l’inquinamento nella nostra città.
…E che provvedimenti: non incominci , come correttamente si dovrebbe, dalle infrastrutture, dai mezzi pubblici, dai servizi offerti ai tuoi cittadini. Troppo oneroso, forse prima occorre rimpinguare le casse della città, occorre che siano i cittadini a sobbarcarsi le spese. E così seguendo le orme di altre città imponi un costo, tra i più salati d’Italia, a chi magari per lavoro, ogni mattina prende la sua cara automobile per entrare nel centro della “Nostra” città.
Navigando su internet mi sono imbattuta in molti blog che affrontano questo argomento e ne parlano come di un “pizzo autorizzato“: IO MI ASSOCIO!
Questa è una vecchia storia, già sentita…Ne parla pure John Dickie nel suo libro dal titolo ” Cosa Nostra”.
Precisamente mi riferisco al capitolo dedicato al “Sacco di Palermo”, il periodo dei giovani politici rampanti, sono gli anni della rinascita italiana, gli anni ’60, quelli dei Beatles o dei Rolling Stones, gli anni delle “rivoluzioni studentesche”.
Ed ecco il “paradosso” come dice Dickie:<< quanto più è severa la regola, tanto più elevato è il prezzo che il politico è in grado di esigere per trovare il modo di aggirarla>>.
Stai forse seguendo le orme dei tuoi predecessori?
L’applicazione di un costo per entrare in città non farà diminuire l’inquinamento.
A pagarne le spese è il caro povero, onesto (forse tu pensi sia stupido) cittadino che è sempre in regola con i pagamenti che oggi non ci rimette solo di “sacchetta” come si dice nella nostra città ma anche di tempo, stress e salute. File interminabili, liste che si compilano anche nei giorni di chiusura dei negozi e si lasciano attaccate alla saracinesca così che quando il negozio aprirà siamo già scritti… Nr 133 questo è stato il mio, quando inconsapevole di trovare tanta calca, appena tornata dall’Irlanda ho saputo di questo provvedimento, quindi alle 16:00 del pomeriggio di lunedì mi sono recata al negozio di telefonia vicino casa sicura di aver subito potuto ritirare la mia fantomatica scheda celeste. Un caldo infernale tanto per cominciare, il negozio chiuso ancora, troppo comodo per questo stupido cittadino trovare il negozio aperto in orario, aperto si fa per dire, alle 16:10 una mano esce dalla porta semi aperta e prende il foglio, poi richiude la porta.
Forse la povera commessa teme l’irruzione di quanti attendono sotto il sole cocente.
E quindi inizia a chiamare i primi 10 sulla lista, solo loro possono accedere, i primi 10 fortunati che, lo confesso un pò invidiosa, possono rinfrescare.
Ma cosa siamo, dei pecoroni, carne da macello?
In tre mesi in Irlanda mi sono presto abituata al rispetto che la pubblica amministrazione ha dei propri cittadini e non solo, anche dei turisti o di chi, immigrato in questo paese vuole ritirare il suo PPs number che gli consentirà di lavorare.
Ad aspettare seduti comodamente in attesa del proprio turno centinaia di persone al giono che riceveranno a casa in circa tre giorni il loro numero identificativo.
Noi invece siamo all’età della pietra.
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